La chirurgia mininvasiva è un insieme di tecniche che permettono di svolgere una procedura chirurgica tramite incisioni ridotte, riducendo al minimo il trauma dell’operazione e garantendo una guarigione celere con tempi di ricovero e riabilitazione decisamente ridotti.
Chiediamo al Dottor Marcello Genco, specializzato in Ortopedia e Traumatologia, di illustrarcene i vantaggi nell’ambito dell’ortopedia, con particolare attenzione all’artrosi, una delle patologie degenerative più diffuse.
“In fase iniziale dell’artrosi – spiega il dott. Genco – un approccio rigenerativo può rappresentare un elemento valido prima dell’intervento chirurgico. Infiltrazioni di PRP, (plasma ricco di piastrine), o di cellule mesenchimali possono aumentare i processi di rigenerazione dei tessuti. Laddove l’intervento fosse necessario ci si può affidare a diverse tecniche. Per quanto concerne l’anca l’Artroplastica di Rivestimento, per esempio, è indicata per una tipologia di paziente giovane e attivo: consiste nel rivestimento con due sottili cupole metalliche della superficie articolare del bacino e della testa del femore, sostituendo così la sola cartilagine usurata. Ne consegue la conservazione del patrimonio osseo, con meno rischi di lussazione e con un range di movimento molto più ampio. Altra tecnica riguarda i mini stem, tra cui gli steli a conservazione di collo, il cui compito è di ripristinare la biomeccanica del paziente invadendo il meno possibile il femore e utilizzando modelli protesici di dimensione, forma e di ancoraggio diversi. Nel ginocchio, invece, la Protesi Monocompartimentale o Parziale è un tipo di intervento che si differenzia per la minore invasività a carico dell’articolazione mirando a sostituire solamente la porzione articolare coinvolta dall’usura. Ciò rende possibile salvaguardare i legamenti crociati e le restanti porzioni del ginocchio. Le protesi parziali garantiscono un risultato risolutivo della problematica con incisioni più piccole, meno aggressività per l’osso, ottenendo performance eccellenti in un tempo estremamente ridotto.
Nell’ambito della mininvasività – specifica il Dott. Genco – ciò che è importante è il trattamento dei tessuti molli. Le tecniche si sono evolute. Oltre all’attenzione nel risparmio del tessuto osseo, bisogna prestare attenzione ai muscoli. Per l’anca, ad esempio, utilizzo una tecnica (Via Anteriore) che consente di non sezionarli: vengono divaricati e non sezionati, senza lederli ma anzi rispettandoli, ottenendo così la possibilità di un recupero celere, che rispetta la biomeccanica dell’articolazione con tempi di ripresa più brevi e meno dolore per il paziente. Il risultato dei successi è garantito solo se si lavora in equipe – conclude il Dottor. Genco – è necessario un approccio multidisciplinare, dove ognuno è addestrato in tutte le fasi della gestione del paziente. L’equipe deve avere obiettivi comuni e condivisi: la verticalizzazione precoce, il recupero del paziente e la gestione del dolore”.
Eliminare il dolore, ripristinare la funzione e restituire una qualità di vita accettabile senza limitazioni, ecco gli obiettivi del dott. Genco. La passione di chi nella medicina ci ha sempre creduto non si accontenta dei limiti, e punta invece a superarli.
Ortopedia e Traumatologia
La Repubblica ed. Napoli
27 Ottobre 2021